Klimt, il cultore del bello

Klimt, il cultore del bello

Klimt, il cultore del bello

Klimt, nativo di Vienna, cresce in un ambiente familiare dalle ristrettezze economiche, ma in cui si “respira arte”, padre orafo che trasmetterà la sua maestria anche ai figli e madre appassionata di musica classica. Formatosi presso la Scuola di Arti e Mestieri, nel 1897, Klimt fonda, divenendone il primo presidente, la “Secessione Viennese”, movimento culturale che si distacca dai canoni artistici dell’Ottocento, avvalendosi di una propria rivista «Ver Sacrum», con cui si rivolge ad un pubblico «senza distinzione di ceto e condizione sociale: nell’arte non esistono differenze fra ricchi e poveri».
La Vienna in cui cresce Klimt, pur essendo ancora una delle città più affascinanti e colte d’Europa, è una città che, a cavallo tra la fine dell’Ottocento ed inizio Novecento, sta iniziando a vivere il proprio disfacimento, ma la ricca aristocrazia viennese preferisce ignorare il mondo esterno, preferisce “sognare” con i valzer di Strauss, farsi affascinare dalle moderne teorie di Freud, padre della psicoanalisi. Klimt è anima di questo mondo e lo riesce a trasmettere mostrandone gli splendori e il logorio di un impero che è, ormai, in dissoluzione; ancora oggi, davanti ai suoi quadri, ne possiamo respirare l’atmosfera ricchissima, ma struggente.

La produzione artistica di Klimt è libera, delicata, elegante, raffinata, ma, nel contempo, molto studiata. Le sue opere nascono da una precisa e attenta fase disegnativa che, per lui, non solo, rappresenta un momento preparatorio necessario, ma soprattutto una forma espressiva spontanea in quanto scevra da costrizioni imposti dalla pittura.
È affascinato dalla cultura greca, dal mondo orientale e lo si vede in alcune delle sue opere, tra cui, Musica I, in cui è fortemente evidente l’influenza della pittura vascolare greca nelle figure stilizzate e dell’arte egiziana nella resa della sfinge, con un’elegante attenzione alla resa dei colori.
Centrale nei lavori di Klimt è la figura femminile dai cui volti traspare spesso una forza interiore straordinaria come in Giuditta e la testa di Oloferne. Il linguaggio è libero da fronzoli, ma spontaneo e permeato da un uso massiccio dell’oro; l’eroina dell’Antico Testamento, Klimt la raffigura come una donna moderna, con il volto di Adele Bloch-Bauer, moglie di un ricco esponente dell’alta società viennese; si staglia al centro della composizione reggendo la testa di Oloferne che appare appena di scorcio, in basso a destra. Completa la composizione uno straordinario paesaggio arcaico e stilizzato di alberi di fico e viti, tratto da un fregio assiro che dimostra la formazione classica di Klimt.

Fondamentale per la sua produzione artistica, è il viaggio che, nel 1903, Klimt compie a Ravenna, rimanendo affascinato dallo sfarzo dei mosaici bizantini della Chiesa di San Vitale, di cui è riportata la decorazione musiva del coro con il particolare del corteo dell’imperatrice Teodora, moglie dell’imperatore Giustiniano. Da quell’immersione nell’atmosfera bizantina il pittore ritorna a Vienna ancora più determinato: le superfici dei suoi quadri vengono assorbite da foglie d’oro che anima con figure sinuose e geometriche, piccoli simboli, accensioni di porpora o di verde acqua.
Da questo momento, per Klimt l’ornamento diventa pura ricchezza decorativa con un’audace fusione di elementi naturalistici ed un’estrema eleganza. Lo dimostra molto bene il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, dove solo una piccolissima porzione della tela è dedicata alla donna che “vive” in un’ambientazione del tutto magnificente: un vero e proprio manto aureo che vibra in un’atmosfera che appare senza tempo. L’abito con il simbolo egizio dell’occhio di Horus, simbolo di protezione, prosperità, potere regale e i decori d’ispirazione bizantina fanno della donna una sorta di idolo pagano.

Nell’intera sua produzione, vediamo un Klimt che raffigura le donne, nella loro essenza, fatta di tenerezza, forza, sensualità, eleganza commiste sempre ad una dose di realismo senza mai sfiorare la volgarità. Sono i sogni, le speranze, le paure, le passioni dell’umanità, i sentimenti e le emozioni i caratteri che Klimt ci trasmette nelle sue opere.

Nel dipinto, Il bacio, in un perfetto quadrato, è raffigurato un momento magico, quello di una coppia che non è turbata da nessuna presenza minacciosa, ma che si dissolve in un bacio sacro e magico: è l’amore che primeggia sullo scintillio della foglia d’oro e di un paesaggio con fiori.
Preziosismo delle vesti, risveglio dei propri sentimenti, vero e proprio inno alla bellezza sono presenti, invece, in opere quali la Vergine, dove il groviglio delle sette donne perde ogni realismo per essere riassorbito dal tessuto decorativo. I volti, seppur con un contrastante naturalismo, s’incastonano come gemme in un intrico di materie preziose e rilucenti. Pennellate morbide e colori puri creano un groviglio di figure dalle pose assurde da cui emerge la giovane donna al centro, vestita con un abito prezioso.

L’abbigliamento della donna, in Klimt, è sempre curato e sofisticato, come emerge da Dama con ventaglio, dove la figura della donna, elegante e sensuale, si staglia su uno sfondo colorato dalle tonalità vivaci. I suoi ritratti sono circondati da motivi geometrici che lasciano svanire la tridimensionalità per esaltare aspetti della vita quotidiana, come avviene con Due ragazze con l’oleandro, trasformandoli in momenti magici ed eterni che trasportano l’osservatore in una dimensione onirica che va oltre lo spazio e il tempo.

Klimt è un artista che fa sognare, perché è capace, attraverso la pittura ed il disegno, di rendere bella qualsiasi fase della vita, qualsiasi momento reale che si vive facendone capire il senso e un tema che ricorre spesso nei suoi quadri è proprio la precarietà della vita e della bellezza. Lo vediamo molto bene in Le Tre Età, con cui rivisita, in chiave simbolica, le tre fasi della vita femminile: la nascita, la maternità e la vecchiaia. L’anziana dal ventre gonfio, che si copre gli occhi, simboleggia il tempo che scorre inesorabilmente e la morte che minaccia l’umanità. Alla persona anziana, fa da netto contrasto la donna con la bambina, simbolo di maternità, immersa in un’atmosfera del tutto sognante: a lei e alla bambina appartengono la vitalità e il futuro rappresentati da uno sfondo fatto da un campo di fiori variopinti; alla persona anziana, invece, appartiene il senso della precarietà della vita rappresentato da uno sfondo lievemente dorato e nero.

L’ aspetto sognante lo ritroviamo anche nella produzione meno nota, ma, ad ogni modo, cospicua, di Klimt dei paesaggi che rende in vibranti e meravigliosi pulviscoli multicolori che, talvolta, sembrano una decorazione a mosaico. Il vero soggetto del quadro, anche nei paesaggi, è la stesura pittorica per Klimt la cui tavolozza va dal verde chiaro al verde scuro in contrasto con le tonalità di rosa, di malva e di giallo, subendo, molto, spesso, come in Papaveri in fiore, il fascino della pittura impressionista dove raffigura una natura permeata dalla luminosità della luce solare con l’utilizzo di tinte unite.

Natura e Umanità si fondono perfettamente negli splendidi lavori di decorazione della sala da pranzo di palazzo Stoclet, a Bruxelles dove crea un’opera di rara bellezza: l’Albero della Vita.

Il fregio, a mosaico, costituito da quindici pannelli marmorei, presenta inserti d’oro, maioliche, smalti, madreperla, metalli vari e ceramiche che Klimt riempie con il suo tipico stile fiorito e sfarzoso. È instancabile Klimt in questo lavoro di decorazione, prepara i cartoni, collabora con gli artigiani della ditta, apporta gli appunti su ogni dettaglio possibile e, una volta inciso col trapano il disegno sul marmo, ne ripercorre i contorni manualmente.

Al centro dell’opera spicca un albero d’oro dai mille rami, che si intersecano andando a formare figure geometriche somiglianti a nuvole e onde. Un roseto di smalto e alcuni uccelli rapaci, i falchi di Horus, si posano sui rami dell’albero, dove i fiori hanno forma di occhi. Tra i rami dell’albero sono inserite le figure dell’ “Attesa” e dell”Abbraccio”.
L’Attesa presenta una danzatrice, il cui corpo non ha dimensione; la fanciulla è “vestitadi gioielli, colori e la sua acconciatura, i suoi abiti e la sua bellezza orientale, ci rimandano subito al mondo egizio e allo stile figurativo di quel mondo lontano.
L’Abbraccio, invece, presenta un uomo che avvolge, col suo sontuoso mantello, una delicata figura femminile. La freddezza della solitudine della donna viene spezzata con l’amore dell’uomo e della donna e, per trasmettere le emozioni che i diversi personaggi vivono, Klimt, nell’ Attesa, ci presenta una donna resa con motivi rigidi, triangolari, mentre le due figure dell’Abbraccio, sono contraddistinte dalla concentricità del cerchio.
Gli unici elementi che ci permettono di individuare la presenza degli esseri umani sono i visi e le mani, in quanto gli abiti non danno nessuna percezione della profondità o delle forme che ricoprono: sono puri elementi di decoro.

L’Albero della Vita si configura, in tal modo, come elemento di unione tra attesa e riconciliazione. Fin dall’antichità, l’albero della vita è strettamente legato alla nascita e rigenerazione della vita, da sempre è fautore di ricchezza, prosperità e fertilità.
Klimt, attraverso questa rappresentazione, ricca, esuberante, sfarzosa, vuole evidenziare proprio questo continuo ciclo della vita e lo fa con un trionfo di luce e pietre preziose, elementi dell’antico e moderne tecniche artistiche che si fondono in un’unica realtà trasmettendo bellezza e sogni.

Klimt rende possibile tutto ciò per quel suo desiderio di rendere bella la vita, non negandole mai il suo dato realistico, ma evidenziandone la rarità e la preziosità così come rara e preziosa è quella foglia d’oro con cui ha creato quelle donne immortalate nei suoi dipinti e rese come principesse per mondi migliori e più delicati.

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N.B. Le foto sono state attinte da internet a scopo puramente illustrativo.

11/04/2020

megarideart

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